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03 ottobre 2022

Parità di genere: arriva la certificazione per le imprese italiane

Secondo il Rapporto globale sul divario di genere 2022 pubblicato dal World Economic Forum, l’Italia si classifica al 63esimo posto su 146 paesi nell’indice globale che prende in considerazione il divario di genere, basandosi su fattori come economia, salute, istruzione e politica.

Se, però, si considera solamente l’indice riferito agli aspetti economici e di opportunità, la posizione del nostro Paese scende addirittura al 110emo posto, ultima in Europa e dopo paesi come l’Angola, il Nicaragua e il Tajikistan.

È chiaro che al ricco capitale umano femminile, in Italia non corrisponde un ritorno in termini di competenze, in particolare, se si considera l’attuale tasso di occupazione femminile del 50,7% rispetto a quello maschile al 69%.

Per ridurre il gap e permettere la valorizzazione delle competenze e delle professionalità femminili, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) ha introdotto la certificazione della parità di genere all’articolo 46-bis del Codice delle pari opportunità, chiarendone le azioni attuative con il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 152/2022.

Dal punto di vista qualitativo, questa misura ha l’ambizione di assicurare una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e ridurre il divario retributivo di genere.

Le linee guida

Il Dpcm n. 152/2022 ha stabilito che i parametri minimi per il conseguimento della certificazione devono essere quelli definiti dalla prassi UNI/PdR 125:2022, le cui linee guida forniscono le direzioni da intraprendere per avviare un “percorso sistemico di cambiamento culturale”: dal semplice rispetto dei principi costituzionali di parità e uguaglianza all’adozione di politiche economiche e fiscali finalizzate a favorire l’ingresso e la permanenza delle donne nel mercato del lavoro. 

Com’è strutturato lo standard?

Al fine di rendere efficaci le azioni “di parità di genere”, la prassi di riferimento definisce una serie di indicatori (KPI) percorribili, come punto di riferimento per il cambiamento.

Nello specifico, sono sei le aree da considerare per verificare se un’organizzazione mette sullo stesso piano uomini e donne.


1. Cultura e strategia (5.2);
2. Governance (5.3);
3. Processi HR (5.4);
4. Opportunità di crescita in azienda neutrali per genere (5.5);
5. Equità remunerativa per genere (5.6);

Per ciascuna voce sono stati individuati indicatori prestazionali, di natura quantitativa e qualitativa, a cui sono assegnati specifici punteggi. La certificazione si consegue con l’ottenimento di un risultato minimo pari al 60%, prevedendo inoltre un sistema semplificato per le piccole e micro-imprese.

Incentivi e misure premiali

Certificare la propria azienda sulla gestione della parità di genere significa:

-          dimostrare un impegno concreto nella promozione dell’empowerment femminile, evitando stereotipi o discriminazioni e favorendo una cultura aziendale più inclusiva e allo stesso tempo in grado di valorizzare le competenze femminili;

-          Ottenere premialità nella partecipazione a bandi italiani ed europei

-          Ottenere sgravi contributivi nel versamento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro. 

In conclusione, la riduzione del gap di genere non rappresenta solo un’importante tematica sociale, ma è a tutti gli effetti una necessità legata allo sviluppo economico e un volano fondamentale per la crescita e l’innovazione del nostro Paese.